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Profumo: «Abbiamo sottovalutato la crisi»

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7 ottobre 2008

«Abbiamo sottovalutato la lunghezza e la profondità della crisi. Molto onestamente non prevedevamo, anche se qualcuno lo diceva, che ci sarebbe potuto essere il fallimento o il chapter 11 di una grande banca americana. In queste ultime tre settimane, c'è stata un'accelerazione di questi fenomeni e abbiamo ritenuto opportuno agire». L'inedita autocritica di Alessandro Profumo, amministratore delegato di UniCredit, è anche la spiegazione della maxi-manovra di rafforzamento patrimoniale da 6,6 miliardi decisa domenica dal board della banca. Due gli elementi-chiave, che porteranno il Core Tier 1 al 6,7%: il pagamento del dividendo relativo al 2008 in nuove azioni (3,6 miliardi), e un aumento di capitale da 3 miliardi il cui inoptato sarà garantito da Mediobanca attraverso il collocamento di strumenti convertibili Core Tier 1 (cashes) a un gruppo di investitori istituzionali (si veda l'altro articolo in pagina). Il varo dell'operazione è stato possibile proprio grazie al supporto di Mediobanca che, in 36 ore, ha organizzato il consorzio di garanzia da tre miliardi.

Profumo ha anche annunciato che l'utile per azione del 2008 scenderà – a causa delle deteriorate condizioni di mercato – dal previsto livello di 0,52 a 0,39, cui corrisponde un risultato netto di 5,2 miliardi. «A oggi devo dire che è impossibile prevedere se l'obiettivo di utile diluito per azione nel 2010 può essere confermato». Nel terzo trimestre del 2008, inoltre, UniCredit ha annunciato nuove svalutazioni per 700 milioni di euro, di cui 500 relativi a strumenti abs e 200 milioni rispetto al portafoglio di bond bancari.
È ancora presto per dire in che modo la maxi-manovra sarà accolta dal mercato. Ieri, nella giornata di panico delle Borse con l'indice Mibtel in calo dell'8,24%, i titoli di UniCredit sono arrivati a perdere anche il 12%, ma poi hanno chiuso in calo del 5,48% a 3,0025 euro. Un andamento relativamente positivo, data la seduta da brivido, da confermare nei prossimi giorni. Se da un lato l'aumento di capitale penalizza gli azionisti per la diluizione degli utili, dall'altro lato la ricapitalizzazione dovrebbe far scomparire la speculazione che aveva trovato un varco nella debolezza patrimoniale. Dalle agenzie di rating sono arrivati segnali positivi: Standard & Poor's ha mantenuto invariati i rating a breve e a lungo, ma ha peggiorato l'outlook data la revisione al ribasso degli utili attesi.

Per quanto riguarda le dismissioni di partecipazioni, UniCredit ha ribadito che la quota in Mediobanca «è strategica» mentre quella in Atlantia «non è core» e quindi è disponibile per la vendita appena le condizioni di mercato saranno positive. Quanto al 3,5% di Generali, resta tra le quote da dismettere entro il 2008 ed è «completamente non coperta da hedge».
Profumo ha comunque tranquillizzato il mercato sulla solidità della banca e sulla tenuta della normale operatività. «Non ci sono segnali di cali nei conti correnti della clientela» per effetto della crisi finanziaria – ha detto il banchiere – «gli ultimi dati a nostra disposizione mostrano una crescita positiva dei nuovi conti correnti. Quindi, l'andamento operativo è assolutamente buono e questo è un punto importante».
Rassicuranti anche i dati sulla liquidità. Le attuali giacenze ammontano a 20 miliardi, a fronte di un fabbisogno per l'intero 2009 di 26 miliardi (inferiore a quello del 2008).

Lo scenario sarebbe cambiato se UniCredit non avesse effettuato tutte le acquisizioni degli ultimi due anni? «Col senno di poi forse sarebbe stato meglio aspettare», ha detto Profumo in un'intervista a Bloomberg Tv, riferendosi anche alla costosa aggregazione con Capitalia. «Nella prima metà del 2007 quando il mondo sembrava tutto "in rosa" abbiamo realizzato delle acquisizioni – ha detto l'a.d. di UniCredit –, abbiamo utilizzato del capitale, pensiamo all'Ucraina, al Kazakhstan, alle minoranze di Hvb e di Bank Austria e Russia, pensiamo a Capitalia. Eravamo in un momento che era, possiamo dire, il picco del ciclo. Col senno di poi forse sarebbe stato meglio aspettare». Se il timing poteva essere diverso, Profumo difende però la valenza industriale delle acquisizioni e il loro contributo alla redditività futura. «Devo dire che strategicamente a mio giudizio queste operazioni continuano a essere valide dal punto di vista industriale, è ovvio che oggi sarebbero costate meno o avremmo avuto una forza patrimoniale diversa».
Il manager ha anche smentito le ipotesi circolate nei giorni scorsi riguardo alle sue dimissioni. «È una voce che ha circolato, non riesco a capire. È ovvio che in una situazione complessa qualcuno possa ritenere che io pensi una cosa del genere. Ma credo sia mio dovere stare vicino alle eccezionali persone che noi abbiamo, i nostri 180.000 colleghi, e stare al loro fianco». (Al. G.)

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